Ciò che è velato dalla lontananza di spazio e tempo non deve essere rimpianto.
Ore 20.30, domenica sera a casa nostra. Invitiamo alcuni amici per assistere alla proiezione di "Il peccato di Lady Considine", uno dei film meno noti di Hitchcock con Ingrid Bergman. L'ho visto una sola volta 30 anni fa e la mia mente lo ha registrato come un capolavoro.
Mimmo, caro amico, me ne regala una copia (introvabile e inscaricabile persino per lui fino a quel momento) e ora, dopo il gelatino e l'Amaro Lucano, la coca zero e l'aranciata (lucido le palettine d'argento e tiro fuori le ciotoline in cristallo dal design attico, come dice Mars), eccoci pronti a gustarcela.
Da sinistra a destra davanti allo schermo: la sottoscritta, Franco, Rug (in rosso su poltrona rossa: cardinalizio!), Mimmo sul tappeto, Chiara, Mars e Francesca sul divano, Gian sulla Pantone verde.
Musica da superkolossal della Hollywood dei tempi d'oro, Australia 1831.
- Ah, ma è in costume. Gian non se lo aspettava e la cosa gli garba poco.
Ecco Michael Wilding, "la patata lessa" come lo chiamerà Mimmo nel corso dei 117 minuti (sigh!) seguenti: incede rigido e impettito con ciuffo castano ramato boccoloso sulla fronte e giacchette redingote dai colori improbabili e dalle spalline iperstrutturate.
- Peggio degli anni 80 - ci informa Mimmo e in fatto di moda lui è la nostra Anna Wintour!
A mezz'ora dall'inizio ci agitiamo un tantino, il ritmo è lento, Ingrid Bergman appare dopo un bel pezzo, scalza e pallida. Da questo momento in poi ridiamo e commentiamo ogni sua entrata in scena, abbigliata con ridicole mise e cappellini inguardabili, piume e roselline, cuffiette da letto e fantasie provenzali. Uno su tutti, rosa con un'aureola intorno, le procura il simpatico appellativo di Bugs Bunny (Mimmo, sempre lui!), ma il film è davvero pesante, bisogna trovare il modo per far scorrere i minuti. I commenti si sprecano, anche il mio consorte, notoriamente paziente e di poche parole, esclama: - Chissà perché é un film così poco noto!
All'ottantesimo minuto la storia pare vivacizzarsi un tantino: Chiara ha capito tutto, ma lei è da subito entrata nel mood della pellicola. Rivalutiamo il personaggio della governante, sempre fondamentale nei film del maestro inglese e ci accaniamo anche contro di lei, sarà la "signora dei bottoni" per via del suo vestitino nero super accessoriato.
Io mi preoccupo per Francesca, l'ho conosciuta solo quella sera, credo ci penserà bene prima di ritornare a casa nostra. Rug sembra il più interessato, ma a un certo punto mi chiede ancora un po' di amaro, ergo deve farsi forza per arrivare alla fine del film. Solo Franco rimane algido sulla sua sedia, lui che ha sempre la battuta arguta a portata di lingua, forse pensa che l'indomani deve lavorare, aspetta di leggere The End sullo schermo.
Finalmente, non so come, arriviamo in fondo: la scena della collana, l'unica che mi si fosse scolpita nella mente e che ricordavo come la chiave di tutto il film, è brevissima, triste la definisce Gian. Chissà perché si è impressa nella mia testa per tutti questi anni!
Sono passate le 11.30 quando ci salutiamo, Gian è stremato, mi dice di pensarci bene prima di proporre ancora una serata del genere. Invece io sono contenta, soddisfatta. Con tutto il cuore, GRAZIE a Rug, Chiara, Mars, Francesca, Franco e Gian per la pazienza. Un GRAZIE particolare a Mimmo senza il quale non ci sarebbe stata nessuna serata e io non sarei qui a scriverne.